Sono passati trent'anni da quel tragico 20 marzo 1994 quando Ilaria Alpi, giovane e tenace giornalista del TG3, insieme al suo operatore Miran Hrovatin, venne trucidata a Mogadiscio, in Somalia. Un duplice omicidio efferato, ancora avvolto nel mistero, che ha segnato per sempre la storia del giornalismo italiano e la lotta per la verità.
Nata a Roma il 24 maggio 1961, Ilaria, dopo una brillante carriera scolastica e universitaria, si laurea in Scienze Politiche con indirizzo Arabo Islamico e si specializza in giornalismo.
Inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche, dove si distingue per i suoi reportage da zone di crisi e conflitti. Appassionata e determinata ad andare oltre le apparenze, cercando sempre la verità dietro i fatti, il suo lavoro la porta a coprire conflitti e situazioni di crisi in diverse parti del mondo tra cui Libano e Palestina, per poi approdare e purtroppo terminare la carriera, al Tg3 della Rai.
Negli anni '90, la Somalia è dilaniata da una guerra civile e da una grave crisi umanitaria. La comunità internazionale, attraverso diverse missioni militari e umanitarie (resta da capire se questo sia un aggettivo corretto da usare), cerca di stabilizzare il Paese. È in questo contesto che Ilaria Alpi, per il TG3, si reca in Somalia, con l'obiettivo di documentare la realtà sul campo, per poi imbattersi e investigare su presunti traffici illeciti di armi, ma soprattutto di rifiuti tossici e scarti radioattivi, che vedrebbero coinvolte società italiane e alte sfere del potere. Inchieste scomode, estremamente scomode, pericolose, che sfiorano interessi potenti, troppo potenti. La giornalista aveva raccolto diverse testimonianze e prove che sembravano confermare l'esistenza di un sistema criminale ben organizzato. La sua determinazione nel portare alla luce queste attività illecite l'aveva resa un bersaglio scomodo.
l 20 marzo 1994, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vengono uccisi a Mogadiscio mentre si recano ad un incontro con un importante testimone. Un agguato brutale, mai del tutto chiarito. Le circostanze dell'assassinio sono subito apparse sospette, i due giornalisti sono stati colpiti con precisione e non sembra esserci stato alcun tentativo di rapina. Le autorità somale parlano di un'imboscata da parte di banditi comuni, ma questa versione non convince né i familiari delle vittime né la comunità giornalistica. Le indagini non riescono a fare luce sul movente e sui mandanti dell'omicidio.
Nel 2002, Hashi Omar Hassan, un cittadino somalo, viene condannato a 26 anni di carcere come esecutore materiale dell'omicidio. Tuttavia, la sua condanna si basa su testimonianze contraddittorie e su un processo che presenta molte zone d'ombra. Nel 2016, dopo anni di battaglie legali, Hassan viene finalmente assolto per non aver commesso il fatto. Questo ribaltamento processuale sottolinea ulteriormente le falle nelle indagini e la complessità del caso.
Nel corso degli anni, la famiglia di Ilaria Alpi, sostenuta da un comitato di giornalisti capitanati da Beppe Giulietti (presidente Federazione Nazionale Stampa Italiana), ha portato avanti con tenacia una battaglia per la verità. Numerose sono state le piste investigative seguite, le testimonianze raccolte e le denunce presentate, nonostante gli sforzi profusi, il caso Alpi rimane irrisolto, macchiato da depistaggi e ostacoli.
laria Alpi non è solo una vittima di un barbaro crimine, ma un simbolo del giornalismo coraggioso e d'inchiesta, un giornalismo che sempre più sta scomparendo. La sua storia rappresenta la lotta per la libertà di informazione, il diritto di conoscere e la ricerca della verità, valori universali che non possono essere insabbiati. Le sue inchieste, il suo coraggio e la sua sete di verità devono essere d'ispirazione per le nuove generazioni di giornalisti e per tutti coloro che combattono per la giustizia e la trasparenza.
In un mondo sempre più complesso e interconnesso, il sacrificio di Ilaria Alpi ci ricorda l'importanza del giornalismo libero e indipendente, e la necessità di proteggere chi, con coraggio, sceglie di raccontare la verità, anche a costo della propria vita.
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