In questo autunno 2024, come ogni quattro anni nella maggioranza delle 106 provincie italiane, sono attualmente in corso, le elezioni per i Consigli Direttivi dell’Ordine dei Medici.
In genere, i non addetti ai lavori non si occupano di questo evento, sebbene “i non addetti ai lavori” siano i pazienti che rappresentano gli utenti finali dei 300.000 medici italiani, il cui operato dipenderà fortemente da queste elezioni.
È bene dire che i medici hanno un unico Codice Deontologico (facilmente reperibile in rete) al quale sono tenuti ad uniformarsi. E ogni singolo Ordine provinciale ha una sua autonomia nella interpretazione di tale normativa e nel controllare che i medici la rispettino.
Ogni singolo medico, inoltre, è autonomo nel suo operato clinico. Tuttavia questa autonomia, sancita come irrinunciabile dal Codice stesso, è, in pratica, molto relativa, poiché le direttive da attuare vengono date dalla Federazione Nazionale degli Ordini che, essendo un organo governativo, non può che rispecchiare le direttive del Governo in carica.
Il tutto configura una questione complessa: se una normativa non è in accordo con il Codice, l’Ordine non può che seguire la normativa e passare tale norma ai medici. E i medici non possono che uniformarsi ad essa.
La ricaduta della questione è nella semplice domanda dell’utente finale: “Ma perché il mio medico si è comportato così?”, la cui risposta più frequente è: “Ha seguito le istruzioni che gli sono state date”.
In qualità di medico mi sento ovviamente interpellato e nel poter esprimere la mia opinione, non dico che gli Ordini dei Medici non debbano rispettare le normative governative, ma dovrebbero parallelamente far sentire la loro voce ai Governi, e rivendicare il rispetto del loro Codice, il quale garantisce l’optimum delle cure ai singoli pazienti.
Viene da chiedersi, chi difende l’autonomia dei medici, sancita dal loro giuramento e dal loro Codice Deontologico?
In realtà, l’autonomia del medico è correlata ad una competenza professionale personalizzata, e nell’interfaccia col paziente, a una modalità clinica flessibile e orientata al buon senso più che alla routine.
Tutte cose di difficile inquadramento in un Sistema Sanitario fortemente burocratizzato e in linee guida standard.
Inoltre, l’autonomia del medico presuppone un pensiero critico, ed entrambe le cose (autonomia d’azione e pensiero critico), potrebbero anche non essere viste di buon occhio da alcuni tipi di gestione governativa, (ricordiamo che nel periodo fascista gli Ordini dei Medici furono aboliti).
La sensibilizzazione dei pazienti alla problematica descritta ha uno scopo operativo: la scelta attiva e consapevole dei medici da parte degli utenti può indirizzare i primi a sviluppare comunque la loro migliore autonomia verso una medicina centrata sul singolo individuo (“Medicina olistica”), senza cedere alla tentazione comoda dell’acquiescenza acritica alle norme (“Medicina amministrata”).
Se i pazienti, in qualche modo, selezioneranno i loro medici, analogamente i medici selezioneranno i rappresentanti dei loro Ordini professionali. Tutti insieme dunque potenzialmente dirigono la Medicina verso la forma con vogliono che si esprima nella propria realtà culturale, bilanciando dal basso la potente spinta all’appiattimento standard che la Sanità riceve dalla politica e dalla economia.
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