LA PROSSIMA PANDEMIA
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  • Immagine del redattoreCiro

LA PROSSIMA PANDEMIA

Aggiornamento: 23 feb

Si è tenuto a Palermo il 26-27.10.2023, Palazzo Steri, Pandemic Preparedness - From Emergence to Translation, un simposio scientifico che ha coinvolto i più importanti vaccinologi e immunologi del pianeta.

 

L’evento è stato organizzazto dalla Fondazione Ri.MED una partnership internazionale fra Governo Italiano, Regione Siciliana, CNR, University of Pittsburgh e Ismett di Palermo, che ha come obiettivo di promuovere, sostenere e condurre progetti di ricerca biomedica e biotecnologica. E che sta costruendo nella zona limitrofa a Carini (PA) il Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica (CBRB). Un edificio di 25.000 mq,  che consentirà alla Sicilia di assumere una posizione di primo piano nello sviluppo di farmaci, vaccini e dispositivi medici di nuova generazione, attraendo a Palermo i maggiori ricercatori.

 

I presenti al simposio di fino ottobre scorso hanno condiviso le ricerche più recenti sulle famiglie di patogeni virali che potrebbero causare la prossima pandemia e le procedure di rapido trasferimento clinico, vale a dire strumenti diagnostici, vaccini e cure da poter approntare rapidamente in caso di necessità. 

Più precisamente si paventa il passaggio di un nuovo virus patogeno per l’uomo, venuto fuori dagli animali domestici, infettati da quelli selvatici, grazie al disassetto ecologico dovuto all’antropizzazione ed al cambiamento climatico, per cui occorrerà approntare velocemente uno specifico vaccino a mRMA.

Per far fronte a questa probabile emergenza la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sta disponendosi a divenire l’organismo internazionale che dovrà gestirla centralmente.

 

Da ciò sembrerebbe che le pandemie siano prevedibili anche se di norma non è dato sapere anzitempo quale sarà il microrganismo responsabile (batterio, micoplasma, virus, prione, ecc), né che di che tipo sarà (se sarà un virus, sarà un coronavirus?), né tantomeno se sarà di un genere noto o mutato. E non conoscendo l’agente infettante, non si dovrebbe nemmeno poter iniziare a lavorare sul vaccino, anzi, non si dovrebbe nemmeno poter sapere se sarà possibile costruire un vaccino, né se esso sarà efficace e sicuro.

 

Eppure quello esposto all’evento di Palermo è lo scenario previsto da tempo dal WEF (World Econo

mic Forum) e ribadito alcuni giorni fa nel meeting di Davos (15-19 gennaio 2024).

Klaus Schwab, fondatore e presidente del WEF, nel suo libro, non ancora tradotto in italiano, Covid 19 the Great Reset,già nel 2020, affermava che il centro di tutto è il difetto della gestione dell’emergenza climatica, dalla quale soprattutto discende l’impoverimento degli habitat e l’innesco di nuove epidemie.

 

A questo scopo esistono laboratori di ricerca in tutto il mondo in cui si fabbricano nuovi virus e nuovi vaccini.  Questi vengono identificati con la sigla BSL ((livello di sicurezza biologico) o P (patogeni) seguiti da un numero da 1 a 4, crescente in base al crescere della pericolosità.

 

Il Centro di Carini ospiterà un laboratorio di tipo P3. I laboratori P4 di massima sicurezza invece sono per esempio quelli di Fort Dietrick (USA) o di Whuan (Cina).

 

E proprio in relazione ai laboratori di ricerca duale, che lavorano, cioè, sia sui virus che sui vaccini, in piena espansione in tutti i Paesi del mondo, qualche mese fa il King’s College di Londra, uno dei più prestigiosi atenei del mondo, ha pubblicato un dossier (Global Biolabs 2023) realizzato in collaborazione con la George Mason University e The Bulletin of Atomic Scientists, dove si evidenziano soprattutto i problemi di sicurezza che tale diffusione presenta. La prima “critica” mossa dagli autori del report è che la maggior parte di tali laboratori si trova in centri abitati, esacerbando l’impatto di un eventuale rilascio accidentale, possibilità rara ma non impossibile.


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Come sarà il Centro di Carini, attualmente in costruzione


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