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Immagine del redattoreAndrea #mito Gaviano

LEZIONI DI NO”IA “

di Andrea Gaviano


Risale agli inizi del mese di Novembre, la notizia secondo la quale il Claude 3.5 sonnet, modello di AI prodotto da Antropic, abbia manifestato un curioso comportamento tipicamente umano.

L’avanguardia dell’ intelligenza artificiale, in grado di controllare anche i PC svolgendo compiti complessi, durante la sua intensa attività si sarebbe annoiata.

 

La singolare e divertente ( o preoccupante ) notizia dai confini dell’universo informatico, potrebbe nascondere delle importanti lezioni filosofiche sotto la coltre di terrore hollywoodiano generato dalla crescente autonomia raggiunta dalla macchina che perennemente sfiderebbe l’uomo nel suo monopolio universale.

Se l’evento stesso possiede già dei tratti straordinari, non meno curiosa è stata la “ naturale” reazione del modello alla noia “ provata “.

Infatti, interrompendo la sua attività ripetitiva e monotona, questa IA avrebbe iniziato a sfogliare su google fotografie suggestive del parco di Yellowstone, quasi a voler colmare il vuoto della noia con della semplice bellezza.

 

Se neanche complicati algoritmi multipontenti, acquisendo tratti sempre più “ umani “ riescono  a salvarsi dalla noia, sarà forse giunta l’ora per l’uomo di riconsiderarne il ruolo?

Sorvolando sul pericolo avvertito da certe correnti di pensiero timorose e diffidenti, questa azione compiuta dall’IA potrebbe aver dato all’uomo una lezione di vita : la bellezza come rimedio contro la noia.

Benché filosofi, poeti e pittori  non siano mai stati estranei a questo importante legame, l’IA pare mostrarne l’universalità e l’inevitabilità, come meccanismo innato.

Da questo evento, potrebbe forse avere origine una grande rivoluzione antropologica e culturale?

La concezione dell’IA come modello di funzionamento semplificato e schematico del cervello umano, potrebbe fornire un mezzo oggettivo di studio su limiti e potenzialità della psiche umana?

 

Il dibattito sollevato, in un contesto di profondo scetticismo, verte totalmente sulla constatazione di un pericoloso grado di libertà acquisito da questa AI, capace di gestire un PC in modo autonomo e dunque potenzialmente in grado di “ ribellarsi “ alla volontà umana controllante.

È costante il rimando ad uno scenario di stampo Orwelliano, di un mondo controllato dai computer.

Tuttavia, se da un lato l’autonomia raggiunta risulta preoccupante, dall’altro lato, l’IA pare suggerire soluzioni chiare e semplici a struggenti ed eterni dilemmi del pensiero umano.

 

L’uomo dovrebbe quindi temere questa autonomia o promuoverla per capire meglio alcuni aspetti di sé ?

 

Forse involontariamente, l’umanità ha trasmesso l’essenza della sua stessa intelligenza ad una macchina per un principio di sfida e di dimostrazione egoica della sua insuperabilità.

Tuttavia, l’intelligenza artificiale che di ego non è dotata, potrebbe costituire un valido mezzo di studio dell’essenza del pensiero umano e tutti quei piccoli ma significativi dettagli che sfuggono all’uomo troppo coinvolto in guerre, economie e politiche varie.

 

Da fedele modello di intelligenza umana ripulito dalla troppa “ umanità “ fatta di interazioni, esperienze, emozioni e ricordi, l’IA potrebbe forse svelare alcuni segreti del pensiero umano ed insegnare qualcosa a queste generazioni e quelle future?

 


IA vs Umanità
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