La notizia è semplice: “Michael Dixon, medico omeopata, è stato nominato da Carlo d’Inghilterra a capo dello staff dei dottori della Royal Family”.
Nulla di nuovo: la famiglia reale inglese si cura con l’Omeopatia dalla metà dell’800, al pari della maggior parte delle corti regnati di quell’epoca.
Diversi anni fa, Carlo aveva anche sponsorizzato –andando controcorrente- un lavoro scientifico che dimostrava un risparmio economico nel promuovere l’Omeopatia nel Sistema Sanitario Nazionale inglese, il quale invece è assolutamente schierato per una Medicina convenzionale e standardizzata.
Nulla di strano, pertanto, che il re continui a curarsi come a lui pare meglio.
Il punto particolare della faccenda è però l’investitura di un medico omeopata quale coordinatore dello staff medico di palazzo.
Nella realtà, ogni medico omeopata è sempre un medico a doppia competenza e pertanto capace di integrare la Biomedicina con l’Omeopatia.
Non si tratta cioè e pertanto di disporre -da parte del sovrano- di un medico omeopata che abbia la competenza clinica per utilizzare i medicinali omeopatici (poiché questo era in atto già da prima), ma è soprattutto sottolineata la capacità clinica complessiva di un tale medico, in grado di andare oltre i protocolli standard.
In altri termini, il punto focale è la capacità di un medico omeopata di realizzare una gestione ottimale anche della Medicina corrente nel singolo caso individuale.
In questo caso, infatti, –trattandosi del re- è appunto il singolo caso individuale l’unica cosa che importa.
Da questo punto di vista, tuttavia, quello che il sovrano inglese chiede al suo medico di fiducia non sembrerebbe poi molto dissimile a ciò che un qualsiasi paziente potrebbe richiedere al proprio.
Cioè una medicina effettivamente centrata sul caso singolo, al di là delle norme sanitarie standard.
La riflessione finale a riguardo forse dovrebbe cercare di andare oltre la solita sterile contrapposizione tra Biomedicina e Omeopatia.
Non sono qui in discussione i chiari successi della Medicina attuale in molteplici branche specialistiche, ma qualche falla possibile sulla loro gestione corrente nella direzione di una medicina individualizzata.
Un problema che ognuno di noi potrebbe incontrare ogni giorno.
E che Carlo ha risolto a suo modo.
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