Il 19 Marzo è uno di quei giorni che difficilmente passa inosservato soprattutto nei tempi “moderni”. Si accendono i telefoni, si approda in una qualsiasi bacheca social e immediatamente si viene inondati dalle foto dei nostri amici virtuali assieme ai loro papà. Foto accompagnate dalle caption più smielate, che ci ricordano quanto questa figura sia importante.
Se da una parte milioni di persone postano la foto del loro “vecchio” e altrettanti bambini al rientro da scuola corrono dai loro supereroi per consegnare il lavoretto fatto in classe, dall’altra parte milioni di papà aspettano di vedere i figli nei giorni stabiliti da un giudice.
Sguardi carichi di malinconia, sorrisi tirati, un senso di impotenza che stritola il cuore, è questo il ritratto dei padri separati d'Italia, una schiera silenziosa di uomini che, alle prese con la dolorosa fine di un matrimonio, si ritrovano a navigare un mare di insidie e solitudine. Uomini di tutte le età, provenienze ed estrazioni sociali, accomunati da un'unica, lacerante esperienza: la lontananza dai figli.
Secondo una ricerca Istat del 2021, sono 4 milioni i papà separati o divorziati nel nostro Paese, una cifra che negli ultimi anni è cresciuta in maniera considerevole.
Dietro a questa cifra si nascondono una serie di problematiche che affliggono questi genitori, spesso trascurate o sottovalutate dalle istituzioni e dalla società stessa. In Italia essere un padre divorziato è difficile, le maglie della normativa italiana, spesso inadeguate e obsolete, creano un terreno fertile di sofferenza e frustrazione.
Una delle principali difficoltà riguarda la questione della custodia dei figli e del diritto di visita che i trasforma in un campo minato di ostacoli e limitazioni. Genitori che si vedono negare la possibilità di trascorrere del tempo di qualità con i propri figli, weekend saltati, festività senza la gioia di un abbraccio paterno. Un dolore lacerante che mina il rapporto genitore-figlio, con strascichi psicologici da non sottovalutare.
In molti casi, i padri single si trovano ad affrontare una lunga e costosa battaglia legale per ottenere la custodia condivisa dei propri bambini, trovandosi di fronte a una giustizia che ancora troppo spesso favorisce automaticamente le madri. Questo non solo può causare gravi disagi emotivi, ma anche ingenti spese legali che spesso i padri non possono permettersi perché dopo un matrimonio finito bisogna fare anche i conti con il proprio budget. Oltre all’assegno di mantenimento da versare, sussistono impegni economici presi in precedenza che non cessano con la rottura dell’unione coniugale e che spesso mettono in ginocchio i papà.
Secondo la Caritas i nuovi poveri in un caso su due, circa il 45%, sono rappresentati da uomini separati o divorziati. Un dato in esponenziale aumento se solo si pensa che solo nel 2011 esso si attestava al 25%.
Le associazioni che si battono per i diritti dei padri divorziati sono spesso sottovalutate e poco ascoltate. La politica ignora il problema, trincerandosi dietro un immobilismo che alimenta la sofferenza di migliaia di uomini e dei loro figli.
E l'Europa? Uno sguardo oltre i confini italiani mostra un panorama ben diverso. In molti Paesi europei, la figura del padre single è valorizzata e tutelata. La genitorialità viene intesa come un diritto e un dovere di entrambi i genitori, a prescindere dalla fine del matrimonio. Piani di affido condivisi, sostegno economico adeguato e servizi di supporto alle famiglie monogenitoriali sono solo alcuni esempi di come l'Europa si prende cura dei suoi papà separati.
È tempo di dare voce a questi padri coraggiosi che lottano per mantenere un ruolo attivo nella vita dei loro figli, è ora di cambiare le leggi, di adeguarle alle esigenze di una società che cambia.
Essere un padre non è un titolo che si può cancellare con un divorzio.
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